In determinati ambienti lavorativi è richiesto l’uso obbligatorio di calzature anti infortunistiche. Tale obbligo deriva da determinate norme di sicurezza che a seconda del settore e delle necessità impongono scarpe da lavoro di diverse tipologie e con determinate caratteristiche. Queste calzature devono essere fornite dal datore di lavoro per legge in modo da tutelare i piedi dei dipendenti nello svolgere il loro lavoro.
Come sono fatte le scarpe da lavoro?
Le calzature antinfortunistiche presentano una struttura specifica che è stata studiata appositamente per chi lavora in luoghi ad alto rischio di infortunio. Le componenti caratteristiche di una scarpa da lavoro quattro: puntale, lamina antiperforazione, suola e tomaia.
Il puntale si trova nella punta della scarpa in quanto è una parte di rinforzo in acciaio che protegge le dita dei piedi da possibili urti e schiacciamenti.
La lamina antiperforazione è costituita da un materiale molto resistente ed è inserita all’interno della scarpa. Ha il compito di proteggere il piede da oggetti affilati o taglienti.
La suola riveste la parte inferiore della calzatura e può essere antiscivolo, antistatica, antiacido e antiabrasione.
La tomaia, invece, è la parte superiore della scarpa e può essere costituita da diversi materiali che offrono impermeabilità, traspirazione, protezione da acidi o calore.
Normativa italiana e “CE” sulle scarpe antinfortunistiche
Inizialmente la scarpa antinfortunistica era indossata solamente da lavoratori come operai, muratori, elettricisti che si trovavano ad alto rischio di infortunio sul posto di lavoro. Oggi, a seguito della legge n. 626 del 1994 poi confluita nel Testo Unico sulla Sicurezza D.Lgs. 81/2008, l’obbligo dell’uso delle scarpe antinfortunistiche si è esteso ad altre categorie di lavoratori per ovviare eventuali incidenti. Questa legge è dedicata unicamente alla sicurezza negli ambiti lavorativi, considerando anche temi e modi finalizzati a salvaguardare la salute di chi lavora in qualità di dipendente, imprenditore e artigiano.
Oltre che dalla nostra legislatura, le scarpe di sicurezza sono anche trattate da norme europee varate nel 2012 e recepite dal Parlamento italiano. Le norme sono quattro: EN ISO 20344, 20345, 20346 e 20347. Ogni norma considera un tipo di scarpa e le proprietà minime che deve possedere.
La norma ISO 20344 descrive i metodi con cui si testano le calzature per verificare il loro grado di protezione. La ISO 20345 stabilisce che le scarpe anti infortunistiche devono avere un puntale rigido resistente alla caduta di un peso di circa 20 chilogrammi (200 Newton) da un metro di altezza (200 Joule di energia trasmessa) senza rompersi. La terza norma, ISO 20346, riguarda le scarpe di protezione, il cui puntale deve restare intatto in seguita alla caduta di un peso di circa 20 chilogrammi (200 Newton) da mezzo metro di altezza (100 Joule di energia trasmessa). L’ultima norma ISO 20347 si occupa delle scarpe da lavoro senza il puntale.
Nel momento dell’acquisto delle calzature antinfortunistiche, quindi, è consigliabile accertarsi che sia presente la certificazione CE che indica che le scarpe seguono le normative UE.
Tipi di scarpe antinfortunistiche
Secondo la norma europea ISO 20345 vi è un diverso livello di sicurezza tra le scarpe antifortunistiche e questo viene indicato con il simbolo S, che sta appunto per safety. Le calzature antinfortunistiche sono classificate in SB, S1, S2, S3, S4, S5.
Categoria SB
Questa categoria di calzatura riguarda la sicurezza base e per questo assomiglia ad una normale sneaker. La differenzia da questa solo la punta rinforzata d’acciaio per la protezione delle dita dei piedi e la suola antiscivolo resistente agli oli minerali e agli idrocarburi. La tipologia SB è adatta per chi lavora nell’industria alimentare e farmaceutica.
Categoria S1
Le scarpe antinfortunistica S1 hanno sempre la punta protetta in acciaio e la suola antiscivolo per evitare scivolamenti provocati da pavimenti sporchi o bagnati da oli e idrocarburi. In più, la suola è strutturata come shock absorber per ridurre gli urti al tallone e che nel tempo possono causare problemi alla deambulazione.
Se nella dicitura si trova anche la lettera P, quindi S1P, vuol dire che la calzatura presenta anche una soletta antiperforazione. Questa tipologia di calzatura è adatta per chi lavora in ambienti asciutti e chiusi come artigiani, elettricisti, pittori e meccanici.
Categoria S2
Le calzature della categoria S2 hanno come caratteristica l’idrorepellenza all’acqua, ma non sono comunque totalmente impermeabili perché ci può essere una penetrazione dell’acqua tra la suola e la tomaia dopo 60 minuti. Sono adatte per assicurare il piede asciutto a chi lavora all’esterno e in ambienti con alto livello di umidità; ad esempio, nel settore dei servizi, dell’industria alimentare e farmaceutica e gli artigiani con lavoro esterno.
Inoltre, queste scarpe antinfortunistiche proteggono da possibile schiacciamento dell’avampiede, da scivolamenti e urti al tallone; ma non sono dotate della soletta antiperforazione.
Categoria S3
Questa tipologia di calzatura antinfortunistica è la più usata nei cantieri edili, in agricoltura e nelle officine perché unisce la categoria S1 e S2. Le scarpe presentano sia la tomaia idrorepellente per proteggere i piedi dall’acqua e umidità sia il puntale d’acciaio e sia la soletta antiperforazione e antishock per proteggere il tallone.
Categoria S4
Queste scarpe antinfortunistica impermeabili hanno una resistenza all’acqua del 100% perché composte da gomma e materiali polimerici e quindi sostengono l’immersione in acqua. Inoltre, hanno il puntale protettivo, la suola antiscivolo e antishock per la protezione del tallone.
Sono adatte per i lavoratori in industrie dove sono presenti pavimentazioni bagnate, impianti di lavaggio e aziende zootecniche.
Categoria S5
Le calzature di questa categoria sono le più prestanti perché le più resistenti all’acqua e dotate del puntale di acciaio, la lamina antiperforazione, la suola antiscivolo, la protezione del tallone e le proprietà antistatiche. Ideali per chi lavora all’esterno con i piedi immersi nell’acqua perché fatte in gomma o PVC.
Alle determinate caratteristiche minime di ogni categoria, possono poi essere incorporate protezioni addizionali per estendere la loro efficienza. Ogni caratteristica aggiunta è indicata con una lettera o una sigla.
I codici previsti dalle normative europee sono:
- P indica la suola anti perforazione
- E indica la suola antishock che assorbe l’energia nella zona del tallone
- M indica la tomaia che protegge in particolare il metatarso
- A indica la calzatura antistatica in grado di disperde le cariche elettrostatiche
- C indica la conduttiva per garantire l’isolamento da scariche elettriche
- WR indica la tomaia resistente all’acqua
- WRU indica la tomaia resistente sia alla penetrazione che all’assorbimento dell’acqua
- CI indica la protezione e l’isolamento dal freddo
- HI indica l’isolamento dal calore
- HRO indica la suola resistente alle alte temperature fino a 300° per un minuto
- AN indica il rinforzo per la protezione del malleolo
- CR indica la protezione interna resistenti al taglio
- FO indica la resistenza agli idrocarburi
- SRA indica l’antiscivolo su superfici ceramiche e su detergenti
- SRB indica l’antiscivolo su superfici in acciaio e su glicerina
- SRC unisce le caratteristiche dei tipi SRA e SRB.
Le varie forme delle migliori scarpe antinfortunistiche
A secondo del lavoro svolto da chi le indossa, le migliori scarpe antinfortunistiche possono avere diverse forme:
- scarpe basse
- scarpe che proteggono la caviglia
- stivale al polpaccio
- stivale al ginocchio
- stivale alla coscia.
Le scarpe antinfortunistiche leggere, o basse (usate spesso come scarpe antinfortunistiche estive) sono dei modelli di calzature da lavoro che assomigliano molto alle semplici sneakers. Per alcuni modelli, si può quasi parlare di scarpe antinfortunistiche eleganti. Sono solo un po’ più pesanti delle scarpe normali per la presenza del puntale di protezione e l’eventuale lamina di protezione.
Invece, le scarpe che proteggono la caviglia hanno la forma di un scarponcino e forniscono protezione al malleolo e la suola può essere a “carro armato” che aumenta l’aderenza al terreno.
I vari modelli di stivali, al polpaccio, al ginocchio e alla coscia, sono molto simili a normali stivali e danno una maggiore protezione, soprattutto per l’impermeabilità, e vengono classificate come scarpe antinfortunistiche alte.
Come lavare le scarpe antinfortunistiche?
Il lavaggio e la manutenzione delle calzature antinfortunistiche è molto importante per garantire la loro conservazione perché sono usate ogni giorno e per diverse ore. Il lavaggio quindi non viene fatto solo per una questione di estetica e igiene.
Ad esempio, la suola antiscivolo perde le sue capacità di assicurare un’ottima presa con il terreno se è presenta detriti tra i solchi o sotto la stessa. Oppure, per i lavori svolti con scarsa luminosità o di notte, le componenti riflettenti presenti sulla scarpa sono essenziali e quindi se sporchi e coperti non adempiono al loro scopo mettendo a rischio il lavoratore. O, durante il lavoro le scarpe di sicurezza possono venire a contatto con sostanze che le consumano velocizzandone l’usura. Quindi la corretta pulizia di queste è fondamentale; oltre che, durante il lavaggio, permette di individuare possibili difetti o imperfezioni delle stesse e quindi poterle sostituire.
Le scarpe antinfortunistiche sono fatte di diversi materiali per cui ognuna va lavata in modo diverso. Le scarpe in pelle sono le più facili da pulire perché basta strofinare un panno umido d’acqua sulle zone sporche. In caso di macchie più difficili, si sostituisce l’acqua con dell’aceto bianco. Invece, le scarpe antinfortunistiche scamosciate sono un po’ più complesse da lavare. Infatti, è necessaria una spazzola a setole morbide e strofinare la scarpa finché polvere e sporcizia sono rimossi. Per le macchie ostinate si può passare una gomma da cancellare per matite e successivamente rimuovere i residui con la spazzola. Se le macchie persistono, prima di questa procedura è necessario tamponare le macchie con l’aceto bianco. Se le macchie sono d’olio, prima della procedura strofinare la scarpa con cotone bagnato con latte intero.
Qualsiasi sia il materiale della scarpe, la parte fondamentale da considerare durante la pulizia è la suola; perché nei solchi vi si possono fermare detriti: Per lavarla è consigliabile utilizzare solo dell’acqua e tamponare con carta assorbente per eliminare i residui dello sporco.
La parte finale del lavaggio è l’asciugatura: le scarpe vanno fatte asciugare in modo naturale in un luogo asciutto e possibilmente ventilato, con la punta rivolta verso l’alto. Le scarpe antinfortunistiche non vanno assolutamente fatte asciugare sotto al sole o vicino ad una fonte di calore, come phon, caloriferi e stufe.
Quando bisogna cambiare le scarpe antinfortunistiche migliori?
Le calzature antinfortunistiche hanno una data di scadenza, che solitamente incide sulla sicurezza che il prodotto può offrire. La data di scadenza indicata dal produttore è determinata dal tipo di mansione per cui è prevista la scarpa e dai diversi componenti chimici, biologici e elettrici con cui può venire a contatto.
Oltre la data di scadenza, si deve considerare anche l’usura della scarpa stessa per contemplare l’acquisto di un paio nuovo.
Teoricamente una scarpa da lavora andrebbe sostituita ogni sei mesi se utilizzata quotidianamente. Inoltre, è consigliabile controllare regolarmente le calzature in modo da accorgersi immediatamente del loro cedimenti o usura.
È necessario sostituire le scarpe in seguito ad ogni infortunio subito, come schiacciamento del puntale o perforazione delle suola, perché non possono più assicurare il lavoro protettivo per cui sono state prodotte.